lunedì 7 dicembre 2020

Lidia Menapace

 Lidia Menapace ci saluta. Il mio ricordo di lei; piccola donna sorridente e dolce, cattolica proveniente dalla Democrazia Cristiana, è che stonava nel Manifesto di via Rolando a Torino. Io che non ho mai amato i comunisti, ho sempre odiato coloro che cambiavano casacca, facendo finta di essere tali.. Non che avesse per me importanza di che fede politica fossero gli altri, per me, anarchico, i partiti erano e sono stati sempre tutti uguali:organizzazioni che servono a controllare le pulsioni popolari più che guidarle e promuoverle. È che per questo non ho mai amato Togliatti, anche lui ex democristiano. Nè tanpoco mi hanno mai conquistato Berlinguer e gli altri segretari dei vari partiti comunisti che si son creati in Italia dal dopoguerra ad oggi. Basta pensare a Novelli (l'uomo col cervello più Fiat di tutti) o Bertinotti, la sua erre moscia ne denunciava la frequentazione dei salotti buoni sin da quando entrò nella Cgil e col quale ho litigato al convegno di Montecatini nel febbraio del 1981, al piccolo borghese Paolo Ferrero, nato a Perosa Argentina, il paese degli Agnelli. Non ho mai nutrito simpatie per costoro e per tutti coloro che io chiamavo "ravanelli" ì, rossi di fuori e bianchi dentro. Perciò non ho mai amato questi camaleonti della politica. Mi è sempre apparso chiaro che i dirigenti della sinistra in Italia fossero formati più che in fabbrica o a Botteghe oscure, nelle sagrestie o nei vari "raggi" di Comunione e Liberazione. Non ho amato così neppure quella piccola donna che in un convegno del Manifesto a Torino, nel 1970, disse delle cose che poteva dire qualsiasi suora. Purtuttavia, oggi, con lei muore una parte del mio passato giovanile di quella militanza politica che mi formò e mi vide diventare adulto e cittadino votato all'impegno sociale attivo, civile; pacifista e legato da sempre al rispetto della natura. Se oggi sono quello che sono, un poco di questo lo devo anche a lei. Riposi in pace.

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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