martedì 16 gennaio 2018

l'arco e il dardo

L’ arco e il dardo



Ad avercene di frecce nella faretra
da scagliare come lanciai la tua...
potrei farlo anche tra la folla
tanto so che sa scegliere la sua via.

Ad averne di dardi del tuo tipo,
potrei scoccare anche bendando gli occhi,
perché si sa che miri dritto al centro;
non ti perdi per strada con gli sciocchi.

Ma se si pensa che ad aver frecce decise,
sia più facile lanciarle nel creato,
Si è in errore, perché seppur sorride
l’arco si tende, mentre gli trema il cuore,
che più un dardo è buono, più è costato.

Un arco vive le sue frecce con passione,
quando se ne separa soffre molto
perché quando la libera nell’aria
non può far altro che seguirne la scìa,
ma non vedrà mai la destinazione.

Dovrà farsi bastare la certezza
che il suo tiro sia ben indirizzato
quella sarà la sola sicurezza
che alla fine del volo, quel suo dardo,
andrà dritto al bersaglio, l’avrà centrato.

Vola tranquillo, che l’indirizzo è buono
come il raggio di sole che t’accompagna,
ed anche se non vedrò il centro colpito
dal suono capirò che l’avrai centrato.

E da lassù scatenerò il mio tuono,
e tu quaggiù ne sentirai il boato.


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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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