Quando milioni di meridionali sono emigrati (circa 20milioni solo nel nord del Paese) hanno fatto subito un piacere al sud ed uno al nord. Lo spazio che si creava al sud, garantiva una maggiore occupazione per chi rimaneva che, spesso, si impadroniva anche di tutta l’eredità di famiglia, ma anche gli stipendi percepiti al nord hanno preso, per molto tempo, la strada del paese. Servivano a mantenere le famiglie rimaste a sud (almeno fino a quando al nord non si accorsero che l’emigrazione maschile non rendeva, bisognava fare arrivare su le mogli ed i figli degli emigranti). Le rimesse degli emigranti mantenevano (e mantengono ancora un discreto ruolo) un certo introito nelle regioni e nei comuni da cui partivano. Gli emigranti ristrutturavano la vecchia casa, garantivano un certo afflusso turistico tutte le estati, sono stati i primi clienti dei campeggi e dei lidi marini, consentendo un sviluppo delle spiagge delle coste meridionali, trascinando spesso con sè persone del nord che mai sarebbero scesi così a sud. Al nord o all’estero gli emigranti hanno portato la loro capacità e forza lavorativa, sono diventati clienti di ristoranti e musei, di studi medici e dentistici, parrocchiani e tifosi sportivi, dando vita a un giro di moneta ed svolgendo un compito di rilancio di un mercato edilizio praticamente morto prima del loro arrivo. Hanno arricchito i comuni di residenza con il loro arrivo:tasse, rivalutazioni di alloggi in affitto o in vendita, aumentato gli introiti dei negozi e delle palestre, perfino le chiese hanno avuto un maggior introito delle offerte dei fedeli che sono aumentati grazie ai nuovi arrivi. Ingommalo sappiamo tutti che un emigrante fornisce pura ricchezza ai due luoghi a cui appartiene: il paese natìo e a quello adottivo. Eppure per loro non c’è mai stato un riconoscimento né dall’uno né dall’altro. Anzi, se da dove sono partiti sono stati dimenticati, dove sono arrivati sono stati osteggiati a non finire. Cartelli e comportamenti razzisti sono stati normali per un lungo periodo. Un esame senza fine e senza potersi difendere, convinti come si era tutti: noi e loro, che noi, in quanto meridionali eravamo inferiori e che stavamo rubando lavoro e spazio agli indigeni. Non si aveva la coscienza allora, che noi eravamo vittime di quello che è stato il risorgimento italiano:Un trasferimento di fondi e risorse(tra le quali, quelle umane) dal sud al nord. Un esame dove le persone migliori del sud, si son dovute far dare i voti quotidianamente dai peggiori del nord. Eri un buon meridionale, tale da poter essere (quasi) considerato come “uno di loro” solo quando mostravi un atteggiamento di repulsione verso gli “altri” tuoi compaesani dei quali provavi un po’ vergogna ( un po’ come ha fatto l’esimio Roberto Placido nei confronti del Comitato Nolombroso). E magari parlavi qualche parola del loro dialetto ed avevi bandito il tuo dal tuo linguaggio. Questo fino a qualche tempo fa. Con l’arrivo delle persone dell’est, al nord sono scomparse quelle pustole purulente che faceva venire ai meridionali il sentirsi chiamare “Napuli” “Africani” “Sudici”. Finito il razzismo? No, riassorbito naturalmente dal fatto che ora ci sono troppi stranieri veri, per dare dello straniero ad un proprio connazionale. Ma il pus del razzismo è stato riassorbito e scomparso o, invece, agendo sottopelle si è distribuito in tutto l’apparato sanguigno del paese facendo avvelenare tutto il “corpo”? A guardare bene quel pus ha ormai invaso anche i capillari e la nostra Nazione, la quale invece di diventar Paese, sta continuamente scivolando verso una deriva di disfatta vergognosa. Tanti sacrifici non sono serviti a niente? I morti e le ruberie dei piemontesi devono essere rimborsati al sud, il quale non riesce a farsi bastare una possibilità mai avuta in questi 150 anni di unità: la possibilità di rimettere, con orgoglio, gli avvenimenti storici e la costruzione di un futuro diverso, più equilibrato, tra il nord ed il sud del paese. Sembrerebbe che gli esami, per gli italiani sarebbero finiti ed invece, non è così! Per gli emigranti almeno, si apre un nuovo periodo, forse peggiore di quelli precedenti: dopo aver rischiato il referendum richiesto dalla becerità della Lega Nord, per rinviare “gli africani in Africa” oggi ci si mettono anche i “fratelli del sud” a strattonare la giacca: Non stai con i movimenti del sud? Sei un ascaro, venduto, un traditore! L’emigrante Cittadino di due Comuni, di cui avevo sognato e per il quale avevo proposto come collante tra i due logotipi di cittadino del sud e quello del nord, il cittadino nuovo per rilanciare l’italianità degli abitanti del Belpaese, finisce per essere strattonato da nord a sud in un tentativo misto dalla rivendicazione territoriale di due fazioni di imbecilli: o stai col nord (Lega, contro i tuoi ex fratelli) o stai con il sud che ti ha partorito ma che non ti riconosce). E l’emigrante dovrebbe sapersi allungare come Tiramolla per poter abbracciare tutta l’italica umanità e tenerla insieme…prima che il rifiuto di coloro che non ci riconosce come cittadini del nord o quelli che ci ritengono dei traditori del sud, di comune accordo, ci imbarchino sui gommoni con cui arrivano dalla Libia i “nuovi cittadini del mondo” e non ci spediscano di là del Mediterraneo. Da dove, probabilmente, siamo venuti.
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