domenica 20 maggio 2012

ad ognuno il suo tempo

Quando nasce un bambino ci porta uno sconvolgimento emozionale che non riusciamo a prevedere e a dominare quasi per niente. Perfino se ce lo imponiamo, se volessimo trattenere pudicamente le nostre emozioni, i muscoli facciali si muovono autonomamente, mettondo in moto gesti che denunciano sorrisi interiori, difficilmente evitabili. La gioia di una nascita si manifesta così incontenibile che é difficile pensare a quelle esperienze di violenza e di disperazione dalle quali, ogni tanto, veniamo sconvolti. La nascita di un essere umano, l'arrivo di una nuova vita, è senz'altro l'emozione più grande della bella esperienza del nostro percorso. Parole dette e ridette tante di quelle volte quasi a smorzarne il carico emotivo che esse portano, quasi per renderlo meno pressante dentro, quasi a volerne svuotare un poco il senso vero di queste parole. Preso sul serio, con coscente lucidità, basterebbero da sole a darci una gioia incontenibile, ogni volta diversa, che ci rende inspiegabilmente incapaci di dire per quale figlio sia più grande, in che cosa si differenzi da un'altra gioia. Se ci poniamo il compito di volerla spiegare, la gioia di una nascita ci muove i muscoli facciali in un sorriso che spinge i pomelli guanciali in su e tira quelli sotto il mento quasi a far male, ci confonde la lingua e ci fa perdere le parole e... forse, quel silenzio, quell'imbarazzo emotivo, spiega tutto, senza bisogno di parole che, inevitabilmente, finirebbero per fissare questa gioia, in una esperienza individuale quasi per niente condivisibile. Forse nacque così il detto " Il più bel discorso non è mai stato fatto"; sì, credo che sia proprio così: il più bel discorso dovrebbe certamente riguardare le emozioni di una nascita.
In queste occasioni si distendono molti grugni fissati dalle piccolezze che la vita quotidiana ci porta, le amicizie rinverdiscono, si rafforzano le parentele e gli affetti, si generano nuovi filamenti sociali che si svilupperanno e dei quali, molti dureranno per tutta una vita. La maternità, la paternità è, ogni volta e per ognuno, una esperienza magica, facilmente socializzabile, ma difficilmente narrabile. Avrei voluto scrivere cose diverse, definitive sulle emozioni portate dalla nascita, questo mi ero posto all'inizio, ma non sono riuscito nel mio intento. mi accorgo che lascio l'argomento giusto giusto dove l'avevo preso, a testimonianza che quello che ho detto è vero: non ci si riesce! Pensavo che io, proprio io, diventato papà da poco, ad una età che mi avrebbe dovuto garantire la lucidità che un ventenne non può avere, sarei stato in grado di spiegare meglio questo fiume di emozioni che ti riempie dal primo vagito, ma non è così! la confusione si è appropriata della mia mente e mi toglie le parole che avrei scommesso di avere a mia disposizione. L'emozione della nascita di Luca mi fornisce una unica giustificazione a questo farfugliamento che viene fuori nel mio sciocco tentativo: una nascita ti riporta indietro, ti toglie tanti anni quanti più ne hai. Una sorta di abbuono percentuale che aumenta coi numeri grandi: più ne hai e più te ne vengono tolti. Così che svaniscono i sessanta e ti ritrovi a trent'anni, incapace di quella lucidità che avrebbe dovuto consentirti di poter spiegare agli altri questo avvenimento. Quasi un contrappeso per quello che avviene quando hai un figlio in giovane età, quando l'abbuono avviene all'incontrario: meno anni hai e più te ne vengono dati per farti sentire maturo per essere padre. Come se la natura ti predisponesse e ti mettesse in grado di essere un padre dell'età giusta sempre. Una sorta di media nell'età di chi deve garantire al nascituro una guida adatta al suo percorso. Credo di dover usare una parola che mi trova riottoso, non amo pescare in acque non mie, ma sono costretto dalla mancanza di altre che possano districare meglio questo pasticcio in cui sono ficcato: la nascita di un bambino è un miracolo! un miracolo che si ripete ogni volta e che ne produce altri. Ha una forza tutta sua che si autoalimenta e cresce come la velocità cinetica di un sasso che rotoli in montagna. La nascita di un bambino ha l'energia dirompente di un tuono che si esurirà lungo tutto il percorso della sua vita, dividendosi in una sorte di  ramificazione di azioni che lo faranno assomigliare ad un albero che tende con le sue tante dita verso il cielo; il luogo da dove, forse, è arrivato.
C'è una unica cosa che si può spiegare a questa età con più lucidità di quando ero un giovane papà: é la coscienza di sapere ora che non sognerai al posto suo nè lo farai per lui: il bimbo nato inventerà una sua strada e la percorrerà senza che nessuno guidi il suo percorso. Di questo son certo! è finito da tanto il tempo in cui un padre poteva dire con una buona dose di sicurezza che cosa avrebbe fatto il figlio da grande, è già da molto che nessun padre può anticipare i sogni di un figlio. Non credo che avesse potuto avere uan simile idea il padre di chi ha inventato facebook o avebbe fatto l'astronauta.
"...Quando nasce un bambino ha nelle mani il suo diario che nessuno può scrivere a futura memoria:ad ognuno il suo tempo, il suo giorno di gloria!.."

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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