giovedì 15 marzo 2012

Lucia P.

 
Lucia P. un romanzo che nasce da
 un fatto realmente accaduto. I personaggi sono però di fantasia, qualsiasi riferimento a persone esistenti o/e cose é puramente casuale.


Lucia P. è la storia di una ragazza di 18 anni che il 25 Aprile del 1926 venne rapita (dal fidanzato) violentata e uccisa dallo stesso e da un suo fratello.
Il fatto accadde in un paese dell’alto tavoliere pugliese.
Completamente dimenticata sotto la polvere degli anni e strappata dalle menti dei cittadini dal laceramento culturale che produce l’emigrazione, Lucia  torna alla memoria di un emigrante grazie ai ricordi della voce della madre di questi, mentre gli cantava nella sua infanzia, la canzone scritta per Lucia, proprio dall’assassino. Ne nasce un viaggio e una ricerca a ritroso nel tempo in cui, l’uomo s’inventa investigatore ed indaga tra gli emigranti più anziani del suo paese e quelli che, nel tempo, si sono trasferiti  a Torino. Nella città sabauda scoprirà, alla fine, la tomba dell’assassino della giovane, anche lui giunto nella città della Fiat dopo aver scontato la condanna a 30 anni di carcere.
Nello stesso cimitero, due piani  sotto l’area dedicata ai famosi, trova anche la tomba della sorella dell’assassino. Mentre del padre e l’altro fratello, condannati anche loro per lo stesso omicidio, troverà solo notizie relative alla loro brutta morte in carcere.
Il libro è un lungo percorso che si sviluppa tra i sentimenti ed il dolore delle donne, da sempre alla mercé delle violenze maschili e della riconquista degli emigranti delle proprie radici, delle proprie storie (anche di quelle traumatiche).
Il narratore si avvicina con dolore, anche alle ragioni di un sud costretto a produrre vite migranti lacerate, alla difficoltà di chi, strappato alle proprie radici, dopo una vita di lavoro, si dedica alla ricerca ed al riallacciamento di quei fili interrotti, per ricostruire la propria identità e quella della comunità da cui è partito. Acquisendo un nuovo punto di vista sulle motivazioni che hanno portato lui e la sua gente alla diaspora dalle regioni meridionali, verso le zone più ricche dell’Italia e del mondo.
Ne nasce un interessante intreccio, che mentre fa luce sull’omicidio di una giovane donna, mette sotto i riflettori anche le difficoltà di chi è costretto a rinunciare al proprio vissuto e al proprio futuro per conquistarne un altro, per sempre monco, nel posto in cui vivrà una vita mai completamente integrata. Una vita vissuta come un pendolo emotivo tra il luogo di nascita da cui è partito e quello di residenza, nel quale non si sentirà mai totalmente appartenente e che lo consacrerà per sempre migrante.


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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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