mercoledì 22 aprile 2020

Perché non voglio l'app "Immuni".

In questo momento stiamo tutti cercando di capire perché dovremmo usare o rifiutare di scaricare una applicazione del nostro smartphone con la quale dichiarare la nostra posizione a qualcuno che ci potrà controllare. Ognuno di noi dice la sua e si ripetono le motivazioni dei fautori e dei contrari. Io credo che tutto questo ciarlare ci dà informazioni che chiariscono meglio il problema, chi si confonde di più ha forse qualche problema con le sue capacità personali per discernere il bene dal male, ma quello è un problema suo. Voglio dire la mia su questo argomento. La voglio dire proprio anche senza avere grande dimestichezza con la tecnologia, proprio perché poterla dire, é il nocciolo della questione: sono un uomo libero di poter dire la mia, su tutto, perché il mio timore é che tra non molto questo non sarà più possibile. Almeno se le mire di chi ci vorrebbe mettere un microchip sin dalla nascita potrebbe avverarsi a breve.
Un giorno stavo facendo con mio figlio di sette anni, una camminata sulla strada che dalla nostra borgata, porta al paese, In aperta campagna, su un muretto di cinta c'era seduto un anzianotto che prendeva il sole, in una di queste prime giornate primaverili godibile. L'uomo era sui cinquanta, corto fisicamente da non poggiare coi piedi sulla strada seppur il muretto non è più alto di quaranta centimetri. Sembrava un elfo. Lo salutai come di solito faccio anche con gli sconosciuti, Rispose gentile al mio saluto e dalla sua parlata gutturale, tipica di chi parla poco e di rado, il suo linguaggio mi fece comprendere che era calabrese. Non l'avevo mai incontrato sulla nostra strada, così mi fermai a fare due chiacchiere per capire qualcosa di più. Mi guardò da sotto la visiera del suo berretto, ed io potei vedere due occhietti piccoli, neri, vispi, sembravano quelli di un cinghiale che studiasse il suo interlocutore:"sei della polizia?" No! Perché?... é solo che abito qui da trent'anni e conosco tutti anche in paese ed io non l'ho mai vista! Mi disse che era dell'Aspromonte, di Montalto, un piccolo paese e che era stato trasferito da poco dal suo paese a Giaveno, che non poteva uscire molto, anzi solo un'ora al giorno. Sei ai domiciliari? Si! rispose riguardandomi come prima per vedere l'effetto che faceva su di me. Si alzò e prese a camminare con noi; doveva tornare al suo domicilio. Stai da queste parti? - Si. Vicino alla pizzeria.. ma tu sei della Polizia?-- No, sono solo un curiosone... - Dalle mie parti non é un bene...- Ti credo sulla parola.- risposi, poi parlammo del tempo  e di altro,divagando, lo accompagnai fin sotto l'uscio di casa, si era rilassato u pò nei miei confronti, così prima di lasciarlo gli diedi la mano e gli chiesi a bruciapelo  " qualche morto?" - Qualche?...Tanti!-. In quel momento io mi chiesi - Ma come è possibile che i carabinieri possano mettere tra le case di gente normale, una persona che per problemi di 'ndrangheta, mafia droga e omicidi, se ne possa andare in giro per strade in cui gente ignara fa passeggiate, ragazze sole fanno jogging. Perchè non ci sono sistemi per farci sapere che abbiamo in mezzo a noi, stupratori, assassini, borsaioli, evasori totali, delinquenti comuni...per privacy? Ecco, da questi figuri io credo si debba provvedere a tutelare gli onesti. Ma questo non verrebbe mai in mente ad un politico, Ai quali però viene normale pensare che pur con le distanze, mascherine, guanti ed occhiali per proteggerci dal corona virus, noi, completamente incapaci di badare a noi stessi, abbiamo bisogno di un tutore che ci controlli a distanza. Ma andate a farvi un giro alla standa, va!

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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