lunedì 27 aprile 2020

Le teche rai e il corona virus.

Devo confessarvi una cosa: io amavo le trasmissioni che rimandano le cose non viste in tivù. Tenete presente che io sono stato in Germania per 5 anni tra i 15 e i 20 e poi 18 mesi di militare. Insomma, fino a 21 anni e mezzo, io non avevo mai visto la televisione in Italia, in Germania abitavo in una baracca dove non c'era televisioni. A quel tempo non ce n'erano molte di apparecchi nelle baracche degli emigranti italiani ed io non vedevo la televisione dai tempi del Musichiere di Mario Riva. Poi c'era il ?68 da fare, le lotte in fabbrica ed il Manifesto. Bisognava che io leggessi molto perché avevo solo la terza elementare (frequentavo la scuola solo quando in Puglia nevicava) Insomma io la televisione ho cominciato a guardarla dopo il 1977, quando perdemmo ogni speranza di cambiare quel mondo che non ci piaceva. La guardavo molto di notte, perché intanto mi ero separato e le mie notti avevano perso il sonno. Così mi affezionai alle Teche Rai. Attraverso le sue ritrasmissioni io imparavo l'Italia che mi ero perso; vidi così tutto ciò che non avevo mai saputo del mio Paese; conobbi Dario Fo e Franca Rame, seppi di Mina e ascoltai le sue canzoni, e tante altre cose che ignoravo. Mi piacque molto imparare da adulto perché sapevo discernere tra ciò che mi dava qualcosa e quello che era pura perdita di tempo. Essendo cresciuto in un Paese dove tutto era basato sulla austero serietà teutonica, quando sono tornato in Italia la sua confusione e approssimazione mi sconvolgeva. La televisione che mi rimandava le trasmissione degli anni persi mi faceva capire perché le cose erano così. Perciò dico che ripassarsi il passato é educativo, culturalmente valido. Ma oggi in tempo di corona virus, da due mesi in isolamento quello che siamo costretti ad ingoiare è tutto ciò che in questi anni ha istupidito gli italiani fissi davanti al piccolo schermo. Ragazzi, quello che davano le teche erano trasmissioni come mai viste film, musica, attori, cantanti che hanno fatto cose incredibili in questo Paese. Niente che possa essere paragonato ad Avanti un altro e all'eredità, ad Amici e al Grande Fratello, filmetti di sparatorie e violenza continua e senza senso e altre amenità che offendono il buonsenso dove Italian got's Talent é la cosa più godibile. Ma la cosa più incredibile é che le persone amano molto queste ri-trasmissioni. Non mi é servito a niente averle evitate quando erano state date per la prima volta; in prigione non funziona il telecomando. Mi chiedo perché si paga il canone per tutto il tempo dell'isolamento per rivedere, obbligatoriamente, le stesse cose per le quali lo abbiamo giù pagato. L'Italia é nella cacca, gli italiani lo sanno e sembra che più di quello che gli fanno passare non potrà passare, ma in realtà non riescono neppure loro a spiegarsi perché non riescono ad elaborare un intervento per cambiare le cose, non riescono ad esprimere un leader, non riescono ad eliminare una casta di profittatori che si é impossessato di ogni cosa ed ora mira a possederli come pupazzi, senza ma e senza se. Nel 1973, proprio in questi ultimi giorni di aprile, appena dopo il colpo di Stato in Cile, ospitai a casa mia a Moncalieri, un giovane scrittore e regista cileno scampato al golpe e alla cattura, morto da poco in Spagna. Stavamo preparando la sfilata del Primo Maggio ed io, gli chiesi se lui pensava che gli italiani saremmo mai stati capaci di una rivoluzione. Luis mi disse di no " A voi vi prendono tutti al bar alle otto di mattina." mi rispose deciso " Perché proprio al bar?" gli chiesi. " Perché voi non sapreste stare senza il cappuccino e la brioche neppure un giorno." Ecco, son passati quasi cinquant'anni e siamo alla piena comprensione di quella frase, ci hanno tolto ogni diritto conquistato dopo la seconda guerra da mezzo secolo di braccianti e operai in lotta. Lo hanno fatto governi di destra e di sinistra, lo hanno fatto i demolitori e i demoliti e tutti in nome di una risoluzione di una crisi che si é sempre protratta nel tempo e nella nostra vita tanto da diventare normalità, ed ecco che ora, quando ormai hanno esaurito ogni credibilità e scuse, gli arriva in aiuto un micidiale virus ed in nome di questo ci chiudono proprio il Paese ed anche i bar (forse Luis non aveva ragione su questo) e noi riusciamo a sopravvivere non solo senza brioche, ma anche senza lavoro e stipendio. Ora il Paese sembra voler ripartire ma nessuno capisce da dove si riparte e come fare a non sbagliare; non vorrei che di fronte a questo dramma italiano, la gente fosse costretta ancora a ripartire dal solito punto da cui son sempre partiti i loro padri: dalle stazioni, per Paesi meno complicati ad imparare un'altra vita. Forse é per questo che premono per riaprire l'Italia e la chiamano ripartenza.

https://www.youtube.com/watch?v=nVUHHW1tJYA

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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