Il futuro prossimo non somiglierà in nessun modo al nostro presente, figuriamoci al nostro passato, prossimo o remoto.
La lezione imparata dal passato, dalla scoperta del fuoco alla rivoluzione cognitiva, ci ha fornito di tutti gli elementi che hanno formato in noi, l'uomo divinis, capace di intervenire e di trasformare la materia a piacimento. Già oggi noi siamo capaci di ritrasformare e riutilizzare la materia dandole nuove forme e nuove vite. da molto tempo siamo capaci di comprendere che le dimensioni in cui viviamo sono più di quelle conosciute ed ammesse da tutti; c'è gente che è sempre vissuta in altre dimensioni non palesi a tutti, ma come la chiamereste voi la distanza abissale che esiste tra un aborigeno ed un tecnico informatico capace di creare un robot di ultima generazione? La prossima avventura dell'uomo moderno sarà quella di terraformare un pianeta intero come Marte e forse Encelado o Europa e questo é un fatto che tra qualche decina di mesi o anni, sarà passato, non più futuro. Statene certi.
Ma terraformare pianeti che oggi sono inospitali ci servirà a comprendere che potremo anche riprogrammare la nostra stessa terra, nel caso di una guerra atomica che distruggerebbe l'equilibrio che oggi ci consente di viverla o di un impatto fatale che ci cancellerà dalla sua faccia. avere più pianeti abitati, nella stessa fascia di vivibilità della nostra stella, consentirà alla razza umana di sopravvivere a se stessa. Terraformare un pianeta, oggi come oggi sembra ancora impossibile ai più, ma gli uomini lo hanno già fatto nel passato. Lo abbiamo fatto proprio qui: sulla terra. qualche secolo fa c'erano zone del pianeta completamente desertiche, o completamente avviluppate da foreste da rendere impensabile che in quelle condizioni, ci fosse una sola possibilità per l'essere umano di sopravvivere ed invece, seppure con tecnologie inadatte e grezze, l'uomo è stato capace di coltivare piante dove dove c'era il deserto, di allevare animali dopo le piante, e di farci vivere l'uomo dopo di loro. Le serre idroponiche che stanno producendo cibo senza usare la terra, sono ormai vecchie di mezzo secolo, ormai l'uomo è capace di produrre vita in vitro da altrettanto e di rigenerare specie scomparse da poche cellule del dna rinvenute in animali scomparsi milioni di anni fa. Terraformare i pianeti è il presente ormai e su questo presente, la grande massa dei terrestri siamo in ritardo. Oggi c'è gente che vive con un secolo di anticipo sugli altri che continuano a guardare alle spalle e a rimpiangere che "si stava meglio quando si stava peggio". Oggi non è più possibile tornare indietro; coloro che si sono spinti tanto avanti formano una umanità a se stante: la Comunità Scientifica. Potente e distruttiva, poichè è quella che usa la maggior parte delle ricchezze della terra in modo così furioso e distruttivo che sta spingendo il pianeta verso la sua morte, mentre la parte più grossa dell'umanità continua a filosofare sulla possibilità di usare meglio le risorse, le energie alternative, la ricchezza, al finedi garantire a tutti una vita decente che preveda acqua e cibo per tutti. Sono quelli che vorrebbero vedere rispettato il diritto di tutti alla salute, all'accesso all'assistenza, alla pace, alla felicità. Senza preoccuparsi di come sfamare e dissetare una popolazione che diventerebbe infinitamente insopportabile per il pianeta Terra. In ogni caso, l'uomo sarà costretto a colonizzare altri pianeti per sopravvivere e per poterlo fare è giocoforza che le risorse terrestri vengano concentrate nelle mani di chi è capace di portare l'uomo là dove poter formare i nuovi capisaldi degli insediamenti. non l'abbiamo già fatto con le caravelle? La certezza di quello che avverrà però, non ci dà sicurezze, ma ci mette in una situazione di imbarazzo e di tensioni nuove. Sembra strano, ma é quello che ci è capitato continuamente da sempre: l'umanità sta per salpare dal porto sicuro, non sa cosa incontrerà lungo il viaggio, quali pericoli dovrà affrontare, dove approderà, perciò sente addosso quella paura dell'ignoto, quella tensione che precede la scarica di adrenalina che le consentirà di superare gli ostacoli che incontrerà. Quando la nave salperà dal porto, quello che i naviganti sanno, servirà a ben poco. Servirà a molto invece sapere che l'uomo ha affrontato pericoli e predatori a mani nude e ce l'ha fatto fin qui. Sarà importante tenerlo presente per avere fiducia nei propri mezzi per vivere la nuova avventura come si sbarcasse nelle nuove americhe. Quando ero piccolo, gli uomini più grandi mi insegnavano ad arare il terreno con un aratro tirato da un cavallo. come guardare l'orizzonte per tirare drito il primo solco; una buona aratura del campo dipendeva da quello. Non mi è mai servito dopo, non si sono più arati i campi in quel modo. Dopo pochi anni arrivarono i trattori e nulla fu più lo stesso. Ma quel guardare bene il mio obiettivo nella vita, quel tirare dritto il mio solco, è stato comunque il modo in cui ho affrontato sempre tutto quello che ho dovuto fare. Non uscire dal solco mi ha insegnato a perseguire i miei obiettivi senza storture, senza deviare dal mio bersaglio. A qualcosa é servito!
Ma terraformare pianeti che oggi sono inospitali ci servirà a comprendere che potremo anche riprogrammare la nostra stessa terra, nel caso di una guerra atomica che distruggerebbe l'equilibrio che oggi ci consente di viverla o di un impatto fatale che ci cancellerà dalla sua faccia. avere più pianeti abitati, nella stessa fascia di vivibilità della nostra stella, consentirà alla razza umana di sopravvivere a se stessa. Terraformare un pianeta, oggi come oggi sembra ancora impossibile ai più, ma gli uomini lo hanno già fatto nel passato. Lo abbiamo fatto proprio qui: sulla terra. qualche secolo fa c'erano zone del pianeta completamente desertiche, o completamente avviluppate da foreste da rendere impensabile che in quelle condizioni, ci fosse una sola possibilità per l'essere umano di sopravvivere ed invece, seppure con tecnologie inadatte e grezze, l'uomo è stato capace di coltivare piante dove dove c'era il deserto, di allevare animali dopo le piante, e di farci vivere l'uomo dopo di loro. Le serre idroponiche che stanno producendo cibo senza usare la terra, sono ormai vecchie di mezzo secolo, ormai l'uomo è capace di produrre vita in vitro da altrettanto e di rigenerare specie scomparse da poche cellule del dna rinvenute in animali scomparsi milioni di anni fa. Terraformare i pianeti è il presente ormai e su questo presente, la grande massa dei terrestri siamo in ritardo. Oggi c'è gente che vive con un secolo di anticipo sugli altri che continuano a guardare alle spalle e a rimpiangere che "si stava meglio quando si stava peggio". Oggi non è più possibile tornare indietro; coloro che si sono spinti tanto avanti formano una umanità a se stante: la Comunità Scientifica. Potente e distruttiva, poichè è quella che usa la maggior parte delle ricchezze della terra in modo così furioso e distruttivo che sta spingendo il pianeta verso la sua morte, mentre la parte più grossa dell'umanità continua a filosofare sulla possibilità di usare meglio le risorse, le energie alternative, la ricchezza, al finedi garantire a tutti una vita decente che preveda acqua e cibo per tutti. Sono quelli che vorrebbero vedere rispettato il diritto di tutti alla salute, all'accesso all'assistenza, alla pace, alla felicità. Senza preoccuparsi di come sfamare e dissetare una popolazione che diventerebbe infinitamente insopportabile per il pianeta Terra. In ogni caso, l'uomo sarà costretto a colonizzare altri pianeti per sopravvivere e per poterlo fare è giocoforza che le risorse terrestri vengano concentrate nelle mani di chi è capace di portare l'uomo là dove poter formare i nuovi capisaldi degli insediamenti. non l'abbiamo già fatto con le caravelle? La certezza di quello che avverrà però, non ci dà sicurezze, ma ci mette in una situazione di imbarazzo e di tensioni nuove. Sembra strano, ma é quello che ci è capitato continuamente da sempre: l'umanità sta per salpare dal porto sicuro, non sa cosa incontrerà lungo il viaggio, quali pericoli dovrà affrontare, dove approderà, perciò sente addosso quella paura dell'ignoto, quella tensione che precede la scarica di adrenalina che le consentirà di superare gli ostacoli che incontrerà. Quando la nave salperà dal porto, quello che i naviganti sanno, servirà a ben poco. Servirà a molto invece sapere che l'uomo ha affrontato pericoli e predatori a mani nude e ce l'ha fatto fin qui. Sarà importante tenerlo presente per avere fiducia nei propri mezzi per vivere la nuova avventura come si sbarcasse nelle nuove americhe. Quando ero piccolo, gli uomini più grandi mi insegnavano ad arare il terreno con un aratro tirato da un cavallo. come guardare l'orizzonte per tirare drito il primo solco; una buona aratura del campo dipendeva da quello. Non mi è mai servito dopo, non si sono più arati i campi in quel modo. Dopo pochi anni arrivarono i trattori e nulla fu più lo stesso. Ma quel guardare bene il mio obiettivo nella vita, quel tirare dritto il mio solco, è stato comunque il modo in cui ho affrontato sempre tutto quello che ho dovuto fare. Non uscire dal solco mi ha insegnato a perseguire i miei obiettivi senza storture, senza deviare dal mio bersaglio. A qualcosa é servito!
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