lunedì 13 febbraio 2012

Immaturi 2 "Il Generale dei Briganti" Un tarocco!!

C'erano le belle attrici: more e prosperose, sorridenti anche nelle difficoltà di una guerra e una casa(?) che era un muro a secco senza tetto e senza gabinetto in vista (ma era sempre bel tempo e loro erano tutte belle e uguali). Tutte assomiglianti alla Michelina De cesare. C'erano questi paesaggi dei monti lucani che sembrano farci respirare l'aria di casa nostra, ma che non potevano essere quelli perchè li hanno riempiti di pale eoliche e non ci avrebbero potuto mai inquadrare un pezzo di cielo, c'erano i Briganti: sempre sporchi che non si lavavano mai (l'unico pulito come un piemontese: Caruso, lasciava intuire fin dall'inizio che sarebbe stato un traditore) sporchi ed infelici, sempre tormentati. Mai che fossero determinati ma felici di battersi per la propria terra. C'era sempre l'infido proprietario terriero che si vendeva per rimanere lui servo tutta la vita dei futuri padroni e c'era lui: Crocco, eroe tragico/comico morto come un cane in galera "solo" nel 1905, quasi ai ...nostri giorni. Perchè non ci sarebbe dovuto piacere? Ecco che mi sento un pò Crocco e un pò no. Tormentato, sempre a metà del guado, mai risoluto completamente. "Il generale dei Briganti" della seconda serata mi è piaciuto ancora meno della prima. C'erano nell'aria delle cose dette dal film, una serie di cose mai dette prima: lo svizzero un pò mefistelico pronto ad accaparrare le terre di quello che stava diventando il sud dell'Italia, la piccola Libera Crocco bella da piccola quanto la madre bella come la moglie di Celentano da giovane, c'era perfino qualche vittoria dei Briganti, con un Ninco Nanco un pò uomo un pò marionetta. Per la prima volta, i briganti e le brigantesse protagonisti; perchè non farselo piacere? Per tutto quello che non c'era in questo spumone sulle lotte contadine della gente del sud a difesa della propria terra e libertà. Non c'era mai una morte in primo piano dei meridionali, non si é mai visto il loro sangue, non c'erano le teste mozzate dai bersaglieri di Lamarmora ed impalate lungo le strade di entrata/uscita dei paesi. Non c'erano le teste strapate dai corpi ed inviate allo stolto lombroso in Piemonte perchè trovasse la "fossetta di Vilella" determinante per poter inchiodare i meridionali a:"esseri portati a delinquere e non lavorare, incapaci del rispetto delle LEGGI". Non c'erano i deportati a morire nel forte di Exilles o nel gelo della fortezza del colle delle finestre di Fenestrelle. Non c'erano i paesi della Lucania ( ma neppure quelli della Campania, della Calabria e della Puglia) messi a ferro e fuoco dai piemontesi di Cadorna, Lamarmora e company. Non c'era niente in questo guscio vuoto che faceva rimpiangere anche solo l'eco di "Brigante se more". Posso comprendere che se mi fossi lasciato trasportare dal cielo del paese, dai baci di Nennella, dalla voglia di sentirmi un brigante, mi sarebbe bastato per passare una buona notte ed oggi mi sentirei meglio. Ma no, non mi sono fatto bastare proprio niente ed oggi sto peggio di ieri! Ci ritengono ancora immaturi per la verità, tutta la verità su quello che è stato il bagno di sangue fratricida che i Piemontesi hanno versato con una ferocia indicibile. Ancora incapaci di assorbire immagini delle nostre donne violate ed uccise, ancora incapaci di poter dominare una mente che verrebbe sconvolta dal sentire il proprio cognome ucciso su una piazza, sparato alla schiena davanti ai propri figli che oggi sarebbero stati i nostri nonni, troppo presto per poterci dire la verità e con l'unica verità sussurrata dal film per proteggerci, come da sempre: siamo ancora immaturi. Ancora una volta, dopo 150 anni, ci dobbiamo far bastare le briciole. in fin dei conti, per la prima volta ci possiamo immedesimare nella nostra gente: le donne belle e pulite e capaci di sparare, gli uomini un pò sporchi, tanto feroci e machi però...buttalo via....

1 commento:

  1. La forza dell’Amore


    Posso testimoniare personalmente
    che la forza dell’Amore
    é tale, che anche i sassi amano.


    Lo posso confermare.

    Un sasso antico, a Civitate,
    s’era innamorato di una raganella,
    con una coda lucida di malachite
    e tratteneva per il ramarro,

    i raggi del sole, il suo calore,
    affinché lei lo preferisse.

    La lucertola ben ricambiava

    e si sdraiava su di lui fino al tramonto.

    Posso giurarlo: Era vero amore.
    E suscitava pure gelosia!
    L’ho visto coi miei occhi, ve lo giuro!

    Il sasso lì vicino: un candido calcare,
    per farle capire quanto l'amasse,
    tenne al riparo invernale una giovane piantina
    ed un bel giorno fece sbocciare un fiore.


    il primo giorno che era nevicato.

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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