giovedì 1 dicembre 2016

meriggio di maggio

Pomeriggio di maggio giù al paese.
Sereno, sotto un pesco in fiore,
ero sdraiato col mio primo amore
e dalla gioia ancor provo vergogna.
Fu la prima volta che le presi la mano.
Forse quel pesco è già stato bruciato
E quell’amore chissà dov’è migrato.
Com’era quell’amore? Non ricordo…
Neppure ricordo come aveva gli occhi
Eppure so che dentro mi perdevo
Neppure del suo viso io rammento
Rammento questo:quel giorno l’ho baciato!
E di quel bacio non mi scordai giammai.
Oh quanti lampi in cielo son passati!
Chissà se uno avrà abbattuto il pesco
E se quel prato un dì sia stato arato…
Se amo ancora oggi quella donna? Non lo so…
Non so se poi davvero l’avessi amata
Neppure mi ricordo del suo nome…
Son certo che quel giorno l’ho chiamato
E so che tu capisci cosa intendo…
Quel giorno l’ho chiamato tante volte…
Eppur quel nome io l’avrei dimenticato
Se quella nube non invadeva il cielo
Quello ricordo e non l’ho mai scordato
Quel cirro bianco che mi confuse un giorno
Tanto da rimanermi dentro impresso.
Chissà se il pesco fa ancora i fiori
Chissà chi è stato a prenderle la mano
Se quel mio amore di un giorno si è sposato
Forse l’ha fatto ed oggi ha tanti figli
Chissà se ha visto tra l’erba qualche fiore
Che le ricordi ancor di quell’amore.
Solo quel cirro a me l’ha ricordato
Per un istante, quando è comparso in cielo
E già non c’era più quando l’ho riguardato,
come quell’altro portato via dal vento,
con quel soffione di un dente di leone.
F.A.Martella

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Proprio quando il soffione esplode in mille pezzetti e sembra morire, il pappo vola lontano a fecondare nuova vita.

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